Acquaviva Picena- Dal 2002 Roberto Capecci ha voluto creare un punto di discontinuità con l’azienda paterna iniziando a produrre vini che recuperano il miglior equilibrio tra l’azione dell’uomo e la natura

Roberto-CapecciL’azienda Capecci è una azienda a conduzione familiare di Acquaviva Picena. Fondata nel 1975 da Domenico Capecci ( anche se le sue origini sono antecedenti),negli anni si è sviluppata grazie ad una clientela storica e solida, e vanta più di 1500 presenze l’anno per degustazioni. L’azienda ospita clienti che provengono da tutto il nord Europa e ciò rappresenta la maggior forza. Dell’azienda si occupano i figli Roberto e Rita che affiancano Domenico e la moglie Lina.

Domenico ha sviluppato l’azienda seguendo i criteri di una azienda moderna ed efficace avvalendosi di un giovane enologo piemontese a cui ha dato fiducia. I risultati sono arrivati e così è stato per diversi anni.

In pieno contrasto con il lavoro svolto fino a quell’anno, nel 2002 esce, quasi per scommessa, il primo vino dove gli additivi e le manipolazioni vengono ridotti. Il figlio di Domenico, Roberto vuole riproporre il vino aveva il sapore di quelli che faceva il nonno. Nasce così “Accubitu”, Cabernet Sauvignon in purezza, viene decantato naturalmente in barriques 24 mesi. A questo sono seguiti negli anni altri prodotti interessanti.

Denominatore comune, la produzione vini in maniera “pulita” per avvicinarsi al più possibile alle sensazioni perfette della natura tralasciando l’omologazione dei prodotti dettata dalle mode e far affiorare nei vini sensazioni uniche e tipiche.

Attualmente nella sede storica sono prodotti solamente vini “naturali”. La produzione di Domenico è stata delocalizzata in una cantina satellite al fine di non disturbare il delicato equilibrio di queste difficili produzioni e di salvaguardare i vini naturali da eventuali inquinamenti.

Lo scopo fondamentale è quello di imbottigliare un prodotto “unico” che rispecchi il territorio e che sia “influenzato” dall’andamento climatico stagionale e dalle scelte dell’uomo recuperando il miglior equilibrio tra l’azione dell’uomo e la natura. Le regole sono chiare e prevedono: lavoro manuale sulle viti; solo una mano esperta produce qualità, non la meccanizzazione, vendemmia manuale; selezione delle uve e raccolta in cassetta al fine di tutelare i grappoli, utilizzazione esclusiva di lieviti indigeni presenti sull’uva ed in cantina, fermentazione senza controllo della temperatura ed esclusione di allergeni di comune uso in enologia. Non sono concesse azioni di stabilità indotta, sia essa chimica o meccanica.

Le manipolazioni che avvengono nelle aziende, tutto ciò che viene addizionato, o quello che viene tolto oggi giustificate dalla ragione di ricercare il “gusto internazionale” portano ad un vino che si scosta molto dalla realtà del territorio, dalla sua natura- afferma Roberto Capecci.

Possiamo dire che esistono due modi ben distinti di produrre vino oggi: uno industriale che si aiuta con artifizi ed additivi e l’altro artigianale dove manipolazioni ed artifizi non vengono tollerati. Due modi diversi che portano a mondi diversi, a sapori diversi, a verità diverse.

Ho avuto la fortuna di conoscere bene i due mondi, quello di mio nonno e quello di mio padre. Quando ero bambino mi ripetevano sempre che per fare il buon vino servivano tre cose: pulizia, pulizia e pulizia, nient’altro. Non lo capivo. Oggi ho soddisfatto la mia curiosità di bambino. Ho avuto la fortuna di poter scegliere. Ho restaurato la vecchia cantina di mio nonno ed ho rincominciato da lì, dove da piccolo ricevevo i primi insegnamenti. Questa è la mia storia.

Credo che in azienda il nostro ruolo sia quello di tutori. Accompagniamo il vino nel suo lungo percorso, dal pianto della vite fino all’imbottigliamento facendo in modo che non gli accade niente. Il vino nasce in campagna, tra le filari. Solo un’uva sana può permettere il nostro lavoro. E l’uva sana si ottiene solo rinunciando alla meccanizzazione. Le viti si curano manualmente, pianta per pianta. Ogni pianta è diversa e necessita un intervento diverso. I trattamenti sono limitati all’uso di zolfo e solfato di rame. La raccolta delle uve è fatta a mano e selezioniamo i grappoli uno ad uno. Li depositiamo in piccole casse e le trasportiamo in cantina per l’inizio delle lavorazioni.

In cantina scegliamo diversi metodi di vinificazione per permettere all’uva di esprimersi nel modo migliore nel suo diventare vino. La vinificazione, sia dei bianchi, sia dei rossi, viene attivata da lieviti indigeni senza aggiunta di SO2 (anidride solforosa) che funge da da antibatterico e antiossidante. Con una perfetta igiene di cantina ed un controllo delle ossidazioni nelle fermentazioni si può tranquillamente fare a meno di questo additivo. Ovviamente senza uve di altissimo livello questo non sarebbe possibile. Non controlliamo la temperatura in fermentazione. La fermentazione è una “febbre” che deve sfogare senza interferenze. I nostri vini senza solfiti aggiunti vengono prodotti senza utilizzare nessun allergene e alcun tipo di stabilizzante . Il vino troverà la sua stabilità con il passare del tempo. Verrà lasciato maturare in barriques o in botti d’acciaio e si affinerà per naturale decantazione. A noi il difficile compito della gestione delle fecce nobili che in questo tipo di difficile lavoro fa la differenza. In imbottigliamento non viene aggiunta anidride solforosa. L’imbottigliamento stesso è un metodo di conservazione del vino. Non serve altro. Ed in bottiglia il vino si prepara per il suo ultimo viaggio. Si affinerà e sarà proposto solo quando sarà il tempo giusto. Il tempo. Magari un paio di anni, magari sette come i nostri “vini archivio”, magari di meno….

Questa secondo me è la giusta via per interpretare vino. Tornare ad un mondo naturale che ti permetta di cogliere la vera essenza di questo nettare, di emozionare le persone, di stare bene. Poter avere in mano un calice che cambia sapore minuto dopo minuto ti fa comprendere la vera differenza tra i vini naturali e gli altri: i vini naturali sono vivi. E per natura si conservano a lungo”.

Di CAMALEO

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